di Nello Rapini Partner e Financial Grants and Facilities Leader di Rsm Società di Revisione e Organizzazione Contabile S.p.A.

Il reshoring, rappresenta il “ritorno” delle attività produttive nel Paese di origine. Secondo la United Nations Conference Development and Conference i progressi tecnologici soprattutto in ambito automazione industriale e il nuovo paradigma “Industria 4.0” permetterebbe il raggiungimento di livelli di produttività sempre più elevati e la possibilità di sfruttare i vantaggi in chiave di riorganizzazione dei processi produttivi.

Ma oggi si sta affacciando una nuova “evoluzione” del reshoring: il near-shoring, una localizzazione regionale delle catene del valore, in cui le attività non sono rimpatriate, ma trasferite nella macro-regione del Paese di origine. Uno scenario ritenuto interessante per le aziende europee, perché offrirebbe una maggior diversificazione dei rischi, anche geopolitici.

Dopo lo shock pandemico ed a seguito della attuale crisi geopolitica, sarebbe comunque eccessivo pensare ad un rapido passaggio dalla globalizzazione all’autarchia, una tendenza avviata pare essere quello della progressiva localizzazione degli acquisti, evitando, ove possibile, di dipendere da componenti prodotte in altri continenti. L’industria italiana, oltre a rafforzare l’export, sta comunque presidiando nuovi spazi sul mercato interno, investendo sull’innovazione, sulla digitalizzazione, ma anche sulla sostenibilità ambientale e sociale, secondo un trend che appare sempre più consolidato nonostante la grave e diffusa carenzadi mano d’opera specializzata (con il paradosso di un tasso di disoccupazione ancora alto) e gli aumenti clamorosi dei prezzi dell’energia e della componentistica.

Leggi l'articolo completo.