Un rapporto di Nomisma mette in fila gli effetti della misura non solo a livello economico, ma anche ambientale e sociale. E tutti portano il segno "+". Ecco perché occorre rinnovarla, migliorandola

di Francesco Pastore, Partner RSM, Business Consulting Leader

A più di due anni dall’introduzione del decreto-legge n. 34/2020 (decreto Ri­lancio), che disciplina i livelli di detra­zione delle spese sostenute a partire dal 1° luglio 2020, è indispensabile fare un punto “nave” di dove si è arrivati, anche alla luce delle numerose contestazioni e delle notizie che, in questi mesi, si sono avvicendate sul tema. Tracciare ora un primo bilancio andando ad analizzare gli effetti reali che ha avuto il Decreto citato nell’ottica della sostenibilità economica, sociale ed ambientale ed in sintesi anche per rispondere a domande che frequentemente circolano nell’opinione pubblica: ci sono stati effetti sull’economia reale? I soliti fur­betti sono una minoranza o no?

RSM, come sappiamo, anticipando le potenzialità di questa misura, ha rappresentato parte attiva nel mercato dei crediti d’imposta generati dal Su­perbonus, e più in generale nel cluster dei Bonus Edilizi, istituendo il Team 110% Rsm Lab, costi­tuito da esperti della materia sia a livello fiscale che tecnico.

Si è spesso sentito e letto - durante questi mesi - di come l’introduzione del Decreto Rilancio abbia dato il via a truffe, evasione fiscale, imprese fanta­sma e tentativi di frode. Questi fattori hanno fatto sì che crescessero nella popolazione malumori e diffidenza nei confronti di amministratori di condominio e imprese che proponevano questa tipologia di interventi promossa dal legislatore. Inoltre, l’esistenza di una normativa di riferimen­to - in continuo mutamento - è sicuramente un punto di debolezza ed una minaccia per le im­prese che si accollano il rischio fiscale di crediti d’imposta maturati ma ora bloccati e non cedibili.

Va poi considerato anche il tema dei prezzi delle forniture, in forte crescita, che costituiscono un ul­teriore elemento di dif­ficoltà per le imprese e - più in generale – per la finanza pubblica, non­ché l’ingente responsa­bilità in capo ai committenti e quindi alle famiglie su cui, insieme alle imprese, gravano pesanti responsabilità che spesso raggiungono in solido anche i cessionari.

Alla luce di tutti questi fattori, in un’Italia, appena uscita dalle elezioni politiche e che vede una mag­giore incertezza nella realizzazione delle opere previste dal Pnrr (Next Generation EU) è impor­tante fare chiarezza su quali siano i reali impatti del Decreto Rilancio anche a beneficio delle scelte future in materia. In proposito, dobbiamo menzionare un interessante studio pubblicato da Nomisma, in collaborazione con Ance Emilia, avente ad oggetto il Superbonus 110% che non ha assolutamente avuto alcuna rilevante risonan­za a livello mediatico come sarebbe stato giusto. Dalla lettura dello studio si evince come l’introdu­zione del Superbonus abbia avuto effetti positivi dal punto economico, ambientale e sociale con risvolti positivi sul Pil nazionale.

A livello “macro” si rileva come al 30 giugno 2022 siano stati conclu­si 147 mila cantieri che hanno portato ad un efficientamento energe­tico o alla riduzione del rischio sismico degli immobili coinvolti con detra­zioni maturate per circa 27,4 miliardi di euro di cui quasi la metà per interventi condominiali. Si prevede che nei prossimi mesi ci saranno anco­ra 7,3 milioni di famiglie interessate ad accedere all’agevolazione, aprendo circa 63 mila cantieri e generando detrazioni per circa 40 miliardi di euro. Al momento solo l’8% di questo paniere è in fase operativa mentre la rimanente parte si divide equamente tra gli attendisti e chi è ancora nelle fasi preliminari di valutazione.

Andando a considerare l’impatto economico l’investimento di 38,7 miliardi di euro (detrazioni previste alla conclusione dei lavori attualmente in corso) la misura genera, sull’economia generale, un valore economico pari a 124,8 miliardi com­posto da 56,1 miliardi di effetto diretto, 25,3 mi­liardi di effetto indiretto e 43,4 miliardi di effetto indotto. Inoltre, da recenti analisi pubbliche, an­che se nel breve periodo l’effetto avanzo/disavan­zo è negativo (6,4 miliardi di euro) il contributo della generazione del Pil (12 miliardi ) nell’intero sistema economico riesce a compensare la spe­sa e a generare valore aggiunto (8,5 miliardi ), e a riassorbire la spesa pubblica nel medio-lungo periodo .

Soffermandoci invece sull’impatto ambientale del Superbonus è utile ricordare che il settore dell’edilizia è uno dei maggiori produttori di CO2, responsabile di circa un terzo delle emissioni a livello globale. In proposito, l’agevolazione fiscale introdotta dal Decreto Rilancio ha già consentito di contenere considerevolmente l’impatto eco­logico riducendo le emissioni generate di 979 mila tonnellate di C02 pari a circa la metà delle emis­sioni originarie. Se si considerano poi gli effetti, purtroppo ancora attuali, del conflitto tra Russia e Ucraina sui prezzi dell’energia appare chiaro che il Superbonus 110% rappresenta un pas­so importante verso la transizione ecologica ed un elemento cardine per la strategia energetica del nostro paese, mirata, ovviamente, a ridurre i consumi energetici. Molto interessante è infatti il dato sull’aumento di produzione di energie rin­novabili ottenuto grazie al Superbonus. Si parla, infatti, di un incremento del 50% di potenza tra fotovoltaico e pannelli solari ottenuto instal­lando queste tecnologie “renewables” sugli asset immobiliari italiani. I primi beneficiari di questa transizione ecologica volta all’introduzione di sistemi di generazione di energia pulita sono gli stessi utilizzatori, con un risparmio medio annuo di 500 euro in bolletta.

L’obiettivo, a questo punto, è senz’altro quello di estendere il Superbonus a tutto il parco immobi­liare nazionale non ancora riqualificato, riducen­do, in maniera consistente, l’impronta inquinante del nostro patrimonio edilizio. Last but not least, non va sottovalutata la sfera sociale e l’impatto del Superbonus sulla stessa. Il dato più significati­vo è sicuramente quello relativo agli occupati non solo nel settore ma esteso a tutta la filiera produttiva.

Come noto, il comparto edilizio ha beneficiato con le agevolazioni fiscali derivanti da Bonus Edilizi di un flusso aggiuntivo di domanda con dei riflessi chiaramente sui livelli occupazionali. In proposi­to, sono 634 mila i nuovi occupati divisi tra i 410 mila assunti nel settore delle costruzioni e 224 mila occupati derivanti dagli altri settori che com­pongono la filiera. Inoltre, se ci concentriamo sui beneficiari della detrazione e quindi sui commit­tenti dei lavori, abbiamo evidenze sul fatto che la misura abbia favorito i ceti medio-alti ma ci sono anche ben 483 mila famiglie con reddito medio basso (sotto i 1800 euro) che, grazie al Super­bonus, hanno avuto la possibilità di riqualificare profondamente sia a livello energetico che sismi­co la propria abitazione a costo zero.

Come abbiamo visto ci sono diversi punti di forza del Superbonus; in termini economici, ambienta­li e sociali l’agevolazione ha sicuramente creato una domanda strutturale sostenuta da famiglie e condomini più e meno abbienti che ha creato un indotto in grado di creare occupazione, Pil e valore aggiunto di lungo periodo in un’ottica di ammodernamento ed efficienza energetica che proietta il paese verso la rivoluzione green. Non possiamo poi non far cenno ad una positiva opi­nione sul tema pubblicata nel marzo di quest’an­no dalla Commissione Europea nella pagina dedicata all’European Construction Sector Ob­servatory . Nell’ambito del documento si eviden­zia il successo della misura con possibili aree di miglioramento perseguibili, in particolare:

- I tempi per l’attuazione dovrebbero essere estesi, per fornire ai richiedenti il tempo suffi­ciente per completare gli interventi approvati e ricevere il rimborso;

- Il campo di applicazione dovrebbe essere este­so per sostenere interventi su una gamma più ampia di tipi di edifici;

- la comunicazione e le procedure del Superbo­nus dovrebbero essere ulteriormente semplifi­cate per renderne più semplice l’accesso.

In conclusione, i positivi risultati pubblicati nello studio di Nomisma (fi­nalmente i “numeri”) e la contemporanea “pro­mozione” della misura in ambito UE non pos­sono che rappresentare i driver d’intervento per il prossimo Governo. L’auspicio personale, sulla scia del Decreto Aiuti-bis, è che l’esperien­za del Superbonus continui e possa svilupparsi in maniera sempre più efficiente supportata dal ruolo fondamentale dello Stato e degli interme­diari finanziari.

Altrettanto positivo sarebbe rendere alcune mi­sure “strutturali” pur rivedendo e contenendo la percentuale di detrazione del “bonus” al fine di rendere possibili interventi in ambito “green” purtroppo tremendamente attuali dopo il risve­glio drammatico dalla totale dipendenza nazio­nale da fonti di energia provenienti da altri pa­esi che, laddove si manifesti un evento di rischio considerato “raro” in statistica, provoca danni rilevanti ed a volte catastrofali, come scriveva Nassim Taleb: il famoso “Cigno Nero”.

È impossibile, infine, immaginare uno sviluppo sostenibile del Superbonus senza un mercato dei crediti attivo e dinamico che dia la liquidi­tà necessaria alle imprese per continuare la loro attività. Il superbonus 110% andrà a beneficio di tutti soprattutto delle generazioni future che godranno di immobili riqualificati, rivalutati ed ecologici.