di Raffaele Mazzeo e Giovanni Taliento

La grande sfida che attende le banche nel 2021 è quella di garantire la continuità aziendale delle imprese sane che si trovano inevitabilmente colpite dalla situazione pandemica.

Nella parte I, si fornisce un quadro di come sia mutata negli ultimi 10 anni la natura e la composizione degli NPL nei portafogli creditizi delle banche italiane.
Nella parte II si delinea una possibile traiettoria da seguire per supportare le imprese italiane nel momento più  difficile dell’economia.

  • Parte I: NPL 2021 Deep Impact banche
  • Parte II: NPL 2021 Deep impact imprese

Parte I:   NPL 2021 Deep Impact banche

La situazione attuale

E’ la prima volta che le imprese, le banche e le autorità si trovano di fronte ad una pandemia globale come Covid-19. Le autorità hanno adottato immediate misure di sostegno di grande portata come la cassa integrazione, il fondo di garanzia e la sospensione dei pagamenti ed altre che hanno consentito alle imprese la sopravvivenza nell’immediata fase successiva all’inizio della pandemia.

Dopo un anno, passato lo shock iniziale, continua la fase di incertezza ed il settore del credito si sta trasformando.

Le imprese si sono indebolite e in questa fase si riscontrano tre diverse esigenze:

  • un bisogno stringente di liquidità immediata sostitutiva dei mancati incassi per far fronte agli impegni necessari al mantenimento minimo delle attività;
  • il bisogno di usufruire di una maggiore flessibilità civilistica e fiscale attraverso deroghe che consentano di mantenere in equilibrio la situazione patrimoniale ed economica;
  • un bisogno di tempo per riprendere la clientela e recuperare il livello di fatturato del 2019.

In tale contesto le banche hanno un ruolo fondamentale sia nella gestione delle attuali esposizioni sia nel sostegno ulteriore che sono in grado di fornire alle imprese.

Rispetto alla crisi del 2008 si riscontra una differenza fondamentale: le banche si stanno fortemente attivando per garantire la continuità aziendale delle imprese che si trovano in difficoltà per effetto della crisi pandemica.

 

Il quadro delle banche italiane

Le banche già da alcuni anni avevano focalizzato l’attenzione sui crediti NPL e sviluppato efficaci modalità di gestione. Sulla base degli andamenti del settore bancario nell’anno trascorso si stima che i bilanci 2020 delle banche italiane chiuderanno limitando le perdite in quanto le moratorie concesse nel periodo hanno contribuito a mitigare fino ad ora il rischio di downgrade delle imprese. Allo stesso tempo, attraverso il meccanismo contabile del costo ammortizzato, hanno potuto continuare a iscrivere gli interessi attivi sui prestiti per i quali è stata concessa la sospensione dei pagamenti. Il rischio di liquidità che sarebbe potuto emergere per effetto della sospensione delle rate è stato disinnescato grazie agli interventi di politica monetaria, messi in campo della BCE, che hanno consentito al sistema bancario di mantenere i livelli di liquidità adeguati ad affrontare la situazione. L’erogazione dei prestiti all’economia è stata resa possibile grazie al supporto del fondo di garanzia e di SACE.

Per le imprese italiane si tratta di una situazione favorevole poiché solo un sistema bancario forte può essere in grado di affrontare le situazioni con una maggiore flessibilità e di gestire al meglio i fattori di mitigazione dei rischi nei suoi modelli interni. Al contrario un sistema bancario debole dovrebbe ricorrere necessariamente al deleverage degli attivi.

Tuttavia, l’allerta delle autorità bancarie resta alta in quanto si teme una minore sostenibilità delle misure di concessione da parte delle banche a fronte di un tasso di insolvenze.

Le autorità in questa fase di emergenza lanciano segnali molto chiari alle banche europee: bisogna anticipare la rilevazione dei crediti NPL in quanto il ritardo nella classificazione crea maggiori problemi nel medio lungo termine ed occorre proseguire nell’ attuazione della politica di derisking degli attivi. Bonificare gli attivi, ovvero smaltire i crediti NPL fino a raggiungere la soglia fisiologica del NPL ratio netto del 3%-5%, resta la strategia principale delle banche nei casi in cui il recupero in tempi lunghi diventi oneroso.

 

Banche e imprese: come affrontare il 2021

Nell’anno 2021 banche e imprese si trovano di fronte ad una situazione di incertezza con la consapevolezza che, insieme, dovranno gestire nel modo migliore l’incremento inevitabile di insolvenze che emergeranno alla conclusione della moratoria.

La storia dell’ultimo decennio, successivo allo scoppio della crisi del 2008, evidenzia che fra il 31 dicembre 2009 ed il 30 giugno 2020 è fortemente aumentato il peso che ha assunto la categoria delle ristrutturazioni dei contratti in particolare nella categoria delle inadempienze probabili forborne che sono passate dal 10% del 2009 al 30% del 2020 dei crediti NPL.

In sostanza negli ultimi anni le banche hanno fatto ricorso alle cessioni, prevalentemente di NPL a sofferenza, ed hanno utilizzato per le altre esposizioni che erano classificate a NPL le opportunità delle norme sulla crisi di impresa per aumentare le ristrutturazioni. 

E’ probabile, dunque, che il maggior ricorso alle ristrutturazioni dei contratti sarà la traiettoria da seguire nel periodo 2021-2022 da parte delle banche e delle imprese per gestire al meglio le situazioni di difficoltà. Un percorso del genere è agevolato dall’introduzione di nuovi strumenti di gestione della crisi di impresa, dall’introduzione di deroghe temporanee alle norme di bilancio e, per le banche, di misure di flessibilità delle regole prudenziali. Tutto ciò volto a consentire, entro un limitato periodo di tempo, un rilassamento delle regole con l’obiettivo di fornire alle imprese il tempo necessario per raggiungere di nuovo l’equilibrio.

Lo studio completo è stato pubblicato sulla rivista di cultura socio-economica “Veneto Nordest” della CGIA di Mestre. Clicca qui per scaricarlo.

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