Solo raramente le startup riescono a generare un utile di periodo già dai primi esercizi, ma la cessione di parte delle quote societarie a investitori terzi non è una scelta obbligata: ecco le alternative.

Articolo di Simone De Filippi, Partner RSM S.p.A. pubblicato su Economy di settembre 2023.

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Bootstrapping, che in inglese vuol dire letteralmente “allacciarsi gli stivali”, è un termine che definisce le prime fasi di avvio di una startup in modo indipendente, attraverso l’utilizzo esclusivo delle risorse dei fondatori, senza l’affidamento a finanziatori esterni.

In italiano è possibile rinvenire l’equivalente di questo termine nella parola “autofinanziamento”.

BOOTSTRAPPING: UN TERMINE, TANTE POSSIBILITÀ DI AUTOFINANZIAMENTO

1. Autofinanziamento tramite versamenti dei soci

Inizialmente, per una startup è fondamentale finanziare lo sviluppo dell’MVP (Minimum Viable Product) e la realizzazione dei test di mercato, con l’obiettivo di raggiungere il product-market fit (PMF).

Nella fase in cui l’azienda non genera ancora dei ricavi sufficienti a sopperire i costi, i fondatori finanzieranno la crescita attraverso l’utilizzo di risorse proprie.

In tal senso, i soci hanno a disposizione due strumenti finanziari differenti.

Versamento in conto finanziamento soci

I finanziamenti dei soci sono considerati una voce passiva nel bilancio e vanno iscritti tra i debiti dello Stato Patrimoniale, poiché sono dei debiti della società verso i soci (da restituire con o senza interessi, a seconda del contratto).

Aumento di capitale a titolo oneroso

Diversamente, i versamenti in conto capitale sono contabilizzati tra le voci del Patrimonio Netto e rappresentano un capitale di rischio erogato dai soci cui non discende alcun obbligo di restituzione da parte della società.

2. Autofinanziamento tramite accantonamento degli utili

Quando la startup (innovativa) ha già raggiunto il mercato e creato una nicchia di clienti, è predominante la necessità di finanziare la fase di scaleup.

Una volta che la società (startup innovativa) ha sviluppato un volume di ricavi idoneo a coprire i costi e a generare un utile, deve, (in coerenza rispetto all’ex articolo 25 del D.L. 179/2012), destinare gli utili che ne derivano all’autofinanziamento.

Tuttavia, solo raramente, le startup riescono a generare un utile di periodo già dal primo esercizio: la particolare conformazione del modello di business - scalabile, ripetibile, temporaneo, secondo la definizione data da Steve Blank - di questa tipologia di azienda, fa sì che, almeno nel primo periodo di vita dell’azienda, i costi siano in larga misura maggiori dei ricavi.

I LIMITI DELL’AUTOFINANZIAMENTO E LE SOLUZIONI ALTERNATIVE

A questo punto, l’imprenditore si troverà di fronte a una scelta importante.

Se, infatti, il founder vuole continuare a mantenere la leadership evitando di cedere parte delle quote societarie a investitori, l’opzione residua che egli può percorrere è quella di un prestito bancario che, come è noto, impatta sul risultato d’esercizio e sulla struttura finanziaria.

Inoltre, non è certamente semplice per una startup accedere al credito bancario: sebbene il fondo di garanzia statale ex L. 662/96 si applichi anche alle startup innovative, molto spesso gli istituti di credito richiedono ai fondatori ulteriori garanzie di carattere personale. 

Tra i finanziamenti a debito, i finanziamenti pubblici meritano una menzione particolare.

I FINANZIAMENTI PUBBLICI: UNA LEVA DI CRESCITA IMPORTANTE PER LE STARTUP

I finanziamenti pubblici consentono all’azienda beneficiaria di ottenere risorse per la crescita, beneficiando di importanti condizioni di vantaggio rispetto alle condizioni imposte solitamente dagli istituti di credito privati.

Più nello specifico, le agevolazioni possono essere delle seguenti tipologie:

 - Contributi in conto capitale: il cosiddetto «fondo perduto», calcolato in percentuale sulle spese ammissibili; in questo caso non è prevista nessuna restituzione di capitale o pagamento di interessi;

 - Contributi in conto interessi e finanziamenti agevolati: riduzione o assenza dell’interesse e concessione di finanziamenti a condizione di favore;

 - Interventi in conto garanzia: si tratta di concessione di garanzie a valere sui fondi pubblici;

 - Crediti d’imposta e incentivi fiscali: sono agevolazioni fiscali che permettono di compensare debiti fiscali, diminuendo le imposte dovute.

Una startup che abbia la volontà di finanziare un progetto attraverso i finanziamenti pubblici può intraprendere un percorso graduale, intensivo, o entrambi, a seconda delle caratteristiche dell’azienda e del progetto da finanziare.

Nel primo caso, la società potrà avviare l’attività di funding avvalendosi di strumenti di minore dimensione, tipicamente presenti a livello locale e/o regionale. Si pensi alle piccole agevolazioni proposte dalle Camere di Commercio (si vedano, ad esempio, i Voucher Digitali 4.0) e agli strumenti agevolativi previsti dalle società finanziarie regionali (ad esempio, il bando “Pre-Seed”, previsto per le startup del Lazio da Lazio Innova S.p.A.).

Nel secondo caso, la startup potrà direttamente investigare le agevolazioni attive a livello nazionale, maggiormente accoglienti, gestite in via principale da Invitalia Spa., per la parte di finanziamenti, e da CPD Venture Capital SGR, relativamente agli strumenti di equity. 

Uno dei finanziamenti più importanti per le startup innovative è previsto dal bando “Smart&Start” gestito da Invitalia Spa.

Disciplinato dalla Circolare del MISE n. 0439196 del 16/12/2019, la misura finanzia le startup che presentino progetti di investimento, prevedendo la concessione di:

 - Un prestito senza interessi, da restituire in 10 anni, con 24 mesi di preammortamento massimo;

 - Un contributo a fondo perduto, pari al 30% del finanziamento ottenuto, nel caso in cui la startup localizzi la sede operativa del progetto in Sud Italia (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) o in uno dei comuni del cratere sismico del Centro Italia.

L’agevolazione finanzia l’80% delle spese ammissibili. Questa percentuale può salire al 90% se la startup è costituita interamente da donne e/o da giovani sotto i 36 anni, oppure se tra i soci è presente un esperto col titolo di dottore di ricerca italiano (o equivalente) che lavora all’estero e vuole rientrare in Italia.

Inoltre, dal 2022, l’incentivo Smart&Start offre alle startup già finanziate la possibilità di convertire parte del loro finanziamento agevolato in contributo a fondo perduto, se nella società vengono realizzati investimenti in capitale di rischio nella forma di investimento in equity, ovvero di conversione in equity di uno strumento in forma di quasi-equity. Più precisamente, la startup può richiedere la conversione del finanziamento in contributo a fondo perduto, per un valore pari al 50% dell’investimento in capitale di rischio ricevuto.

LO STARTUP SYSTEM DI RSM

All’interno di RSM, la business line “CFO Services” ha costituito il gruppo “Startup System”, quotidianamente impegnato nell’attività di supporto agli imprenditori che vogliono partecipare ad agevolazioni come questa appena illustrata. 

I risultati finora ottenuti, uniti alla stima che i clienti quotidianamente ci riservano, ci incoraggiano a continuare su questa strada, con l’obiettivo di mantenere la leadership nel segmento della consulenza alle startup per l’accesso alle misure di finanza agevolata.