“IL MONDO DELLE AZIENDE È MOLTO INTERESSATO ALLA CERTIFICAZIONE DELLA PARITÀ DI GENERE MA LE VERE DIFFICOLTÀ SU CUI C’È ANCORA PARECCHIO DA FARE RIMANGONO IL BASSO NUMERO DI DONNE IN POSIZIONE APICALE ED IL GENDER PAY GAP”, HA AFFERMATO DANIELA ASARO, RESPONSABILE RINA PER I SERVIZI HEALTH & WELL-BEING E NEL CAMPO DELLA DIVERSITY & INCLUSION  

Intervistata da Lara Conticello, Associate Partner RSM Ri.Co. Risk & Compliance, nel Talk dedicato alla certificazione come leva della parità di genere.

All’interno della missione 5 del PNRR “Inclusione e coesione” rientrano gli interventi che mirano a garantire una maggiore equità territoriale e a promuovere la coesione sociale ed economica in Italia, tra cui il sistema nazionale della certificazione della parità di genere.

Parità di genere in numeri

Partiamo dai numeri: l’Italia è in grave ritardo dal punto di vista della parità di genere che è stata ulteriormente peggiorata dalla pandemia. Il Global Gender Gap Index (fonte: World Economic Forum 2022) pone il nostro Paese al 63° posto su 159, ed anche in Europa siamo al 25° posto su 35 nazioni. Solo per fare un paragone: la Germania nella classifica del WEF è decima, la Francia al 15° posto e la Spagna al 17°.

UNI PdR 125/2022, com’è nata?

L’Italia è però avanti dal punto di vista normativo perché, nell’ambito del PNRR, si è sviluppato il sistema nazionale di certificazione alla cui stesura hanno lavorato UNI (ente italiano di normazione) ed Inclusione Donna (che raggruppa le più importanti associazioni femminili unite per promuovere la parità di genere nel mondo del lavoro e della rappresentanza). Il sistema nazionale di certificazione con i suoi standard di riferimento è la prassi UNI PdR 125/2022 che ci pone all’avanguardia anche a livello europeo e mondiale.

Cos'è UNI PdR 125/2022?

UNI PdR 125/2022 prevede specifici KPI per poter accedere alla certificazione ed alle premialità collegate evitando discrezionalità e discrepanze tra aziende e settori. 

I KPI fanno riferimento alle seguenti aree che sono state individuate per contrastare la disparità di genere:

  - Selezione e recruitment

  - Gestione delle carriere cui la legge Golfo-Mosca ha solo parzialmente posto una correzione

  - Gender pay gap che sembrerebbe aumentare al progredire della carriera

  - Conciliazione tempi vita-lavoro 

  - Genitorialità e cura

  - Prevenzione degli abusi fisici, verbali e digitali

I KPI individuati sono specifici per settore produttivo e dimensione delle aziende e, nel caso delle PMI, sono prevalentemente qualitativi ed in numero inferiore rispetto a quelli richiesti alle aziende medio-grandi e grandi (che ne hanno 31).

I KPI quantitativi misurano in particolare:

  - Il numero di donne con contratto a tempo indeterminato rispetto agli uomini

  - Il numero di donne dirigenti rispetto agli uomini

  - Gender pay gap

Un anno di UNI PdR 125/2022

In meno di un anno (la norma è attiva da luglio 2022) si sono certificate circa 350 aziende con circa 1.000 siti e sono almeno il triplo le aziende che hanno avviato la procedura, confermando un interesse altissimo verso questa prassi. L’obiettivo di almeno 800 piccole e medie imprese italiane certificate entro il 2026 sembra quindi a portata di mano.

Cosa devono fare le aziende per arrivare alla certificazione?

Ecco i principali step:

  - Fondamentale partire dal commitment della leadership aziendale e da un budget adeguato 

  - Analisi del contesto aziendale attraverso self assessment

  - Nominare un comitato-guida 

  - Piano di miglioramento articolato sui sei punti individuati con action plan con orizzonte temporale di tre anni

Per ottenere la certificazione bisogna raggiungere un punteggio di almeno il 60% dei KPI.

I vantaggi della certificazione della parità di genere

  - Premialità per le aziende che si certificano: sgravio dei contributi previdenziali dell’1% fino ad un massimo 50.000€. I fondi ci sono. La certificazione è stata rifinanziata fino al 2026 con un fondo di 50 milioni €

  - Contributi a fondo perduto finanziati per circa 10 milioni €, destinati alla copertura dei costi di certificazione che ciascuna azienda dovrà sostenere

  - Un tema tutt'ora aperto è la riforma del codice degli appalti, approvato nel dicembre scorso dal Consiglio dei Ministri e attualmente all'esame delle Camere: la certificazione della parità di genere è stata eliminata tra le premialità previste dal decreto  

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