“L’Italia rimane, insieme alla Germania, al Giappone e ovviamente alla Cina, uno dei più importanti paesi manifatturieri al mondo ed ha mostrato flessibilità e grande capacità adattiva e propositiva, anche nei periodi più critici e di maggiore incertezza”, afferma Lucio Poma, Professore di Economia Applicata all’Università degli studi di Ferrara e Capo Economista di Nomisma Società di Studi Economici nel Talk RSM in cui ha parlato delle trasformazioni delle filiere italiane e di Industria 4.0.

Dai distretti alle filiere, una storia italiana 

Negli anni ’80 l’Italia diviene un caso mondiale di studio per la creazione di distretti produttivi (dal mobile alla ceramica, dalle auto di lusso alle calzature e così via) e quindi per l’affermazione del “Made in Italy”. I distretti industriali si sono insediati in piccole aree, spesso piccoli comuni, e solitamente vedono la presenza di alcune - poche - aziende importanti attorno cui si forma un indotto strettamente connesso. “Divide et impera” questo il rapporto che ha caratterizzato fino a tempi recenti i distretti industriali, dove la dipendenza del contoterzista dal committente era totale ed il committente suddivideva la propria produzione fra decine o centinaia di terzisti con il risultato di un’estrema flessibilità produttiva.

Il sistema dei distretti col tempo ha mostrato però le sue fragilità: come la difficoltà di creare innovazione radicale, di realizzare il cambio generazionale e di trasferire competenze tra generazioni di addetti. Il sistema dei distretti nel tempo è evoluto trasformandosi e ampliandosi nelle filiere che hanno dimensione anche regionali e si integrano con la formazione universitaria del territorio.

Flessibilità e innovazione continua, le sfide affrontate dalle filiere italiane

Finito il tempo del “divide et impera”, le grandi aziende committenti preferiscono suddividere il rischio quantitativo (oscillazioni di richieste da parte del mercato) con altre aziende capo-filiera.

La necessità di presentare al mercato prodotti radicalmente nuovi con tempi molto ridotti rispetto al passato ha portato ad una riorganizzazione delle filiere per grandi comparti e ad un intensificarsi delle fusioni tra imprese per aumentare dimensioni e capacità di risposta verso le richieste del mercato.

Produzione di conoscenza vs produzione fisica

Si vende conoscenza mentre la produzione fisica può anche essere delegata all’esterno e per accelerare innovazione e sviluppo, si preferisce acquisire chi può apportare le conoscenze necessarie.

Grande è bello

La dimensione delle imprese è fondamentale non più soltanto per le economie di scala di cui si parlava già anni fa ma perché la strategia industriale è sempre più globale e sempre più complessa e polarizzata in ogni settore.

Industria 4.0

Industria 4.0 significa rivoluzione industriale cioè pensare e progettare in modo completamente nuovo, ad esempio, lavorando con realtà aumentata o attraverso manutenzione predittiva, manifattura additiva (stampanti 3D), utilizzo di big data.

In questa dimensione le aziende italiane si stanno muovendo molto bene, organizzate e specializzate su produzioni di nicchia.

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