Di Kelly Boorman, Partner, Head of Construction

La riunione della COP26 a Glasgow, ancora una volta, lo scorso novembre ha focalizzato l'attenzione sul fragile equilibrio del pianeta e sull'urgenza di raggiungere l'azzeramento delle emissioni nette di carbonio entro il 2050, ma l'obiettivo non verrà raggiunto se non cambieremo il modo in cui viviamo.

I vecchi paesaggi urbani, con un’alta intensità di edifici e le strade congestionate, dovranno essere completamente reinventati. Il periodo di isolamento ci ha spinto a fare una riflessione più approfondita su ciò che desideriamo, dalle case ai luoghi di lavoro e, di conseguenza, dare indicazioni più chiare su come immaginiamo le città intelligenti.

In sostanza l'industria edile sarà impegnata nel costruire il mondo del futuro, presentando interessanti opportunità di crescita e innovazione.

In tutto il mondo, entro il 2025, la previsione di entrate nel mercato delle smart city saranno di 185 miliardi di dollari, di cui oltre la metà proverrà dalle infrastrutture intelligenti e dal mercato delle smart city building.

Ma il settore edile è pronto a trarne il massimo vantaggio e a fornire città intelligenti?

Il passato e il presente

Generalmente si etichetta il settore edile come non particolarmente progressista.

Le aziende, benché possano realizzare profitti per decine di milioni, non sono necessariamente gestite come grandi imprese

Ad aggravare il problema c’è, inoltre, la riluttanza a condividere le informazioni che ha portato a una mancanza di collaborazione e ha ostacolato lo sviluppo del settore.

Ciò deriva in parte da sensibilità commerciali, ma spesso anche dall’inefficienza dell’archiviazione dei dati di costruzione e quindi non di facile consultazione quando è necessario. I modelli BIM (Building Information Model), ad esempio, sono pieni di dati a cui possono accedere molte parti interessate, ma un problema ricorrente è decidere chi ha, in definitiva, la proprietà e la responsabilità dei dati.

Questo modo di lavorare, ormai obsoleto, dovrà necessariamente evolversi dopo la pandemia e adeguarsi ai progressi nella tecnologia di gestione dei dati, agli standard ambientali più severi e alla mutevole domanda dei consumatori.

La costruzione intelligente richiede collaborazione

Indubbiamente il cambiamento più grande che stiamo vivendo, e continueremo a sperimentare, è che il settore in ogni fase della progettazione, dell'approvvigionamento, della consegna e dell'assistenza post-morte, ha bisogno della macchina, della tecnologia e delle persone.

Nella fase di progettazione, la tecnologia cloud può connettere e migliorare la catena di approvvigionamento:

  • consentendo l'accesso condiviso al design e ai dati per il progetto;
  • facilitando il flusso di consegna in ogni fase e evitando la frammentazione;
  • aumentando la produttività attraverso l'apprendimento collaborativo.

La progettazione di edifici intelligenti e il riutilizzo delle vecchie scorte per diventare edifici intelligenti creeranno dati accessibili attraverso piattaforme aperte, inclusa l'assistenza post-vita, per promuovere ulteriormente un ambiente collaborativo necessario per l'innovazione del settore.

Il settore edile è la chiave per creare città intelligenti, è responsabile, inoltre, della progettazione delle risorse in collaborazione con l’utente, compreso il raggiungimento degli obiettivi ESG e la generazione di dati reali. Nell’ambito della costruzione intelligente, tutti avranno accesso ai dati necessari per comprendere il design, la composizione e l'attività di un edificio.

Il fattore umano

Le buone intenzioni non lo sono davvero senza le giuste competenze che le trasformino in realtà. La scomoda verità è che, in questo momento non si hanno né le competenze relative ai dati né, in alcune aree, gli strumenti necessari a creare e mantenere città intelligenti.

Come sempre, il reclutamento e la formazione rimangono una parte essenziale per colmare queste lacune. Le competenze digitali e la formazione, dunque, devono essere presenti in tutti i settori delle imprese edili e proprio per il veloce ritmo del cambiamento, le aziende dovrebbero valutare costantemente come sarà la manodopera "qualificata" tra dieci anni. Ciò include una valutazione delle capacità e dell'esperienza necessarie, poiché per le aziende che si troveranno indietro sarà impossibile recuperare.

Inoltre, è necessario un nuovo modo di pensare a come le città dovrebbero servire coloro che le abitano, mettendo in primo piano le comodità del consumatore come, ad esempio, i quartieri "hub and spoke", altrimenti noti come "quartieri di 15 minuti", che invogliano e persone ad andare in bicicletta e camminare.

In definitiva, il passaggio alle città intelligenti non sarà guidato dall'IA (Intelligenza Artificiale) o da altre tecnologie, ma dalle persone. L'attenzione ai consumatori e ai loro bisogni sarà ciò che creerà le città intelligenti del futuro.