Con Alfonso Pecoraro Scanio politico e avvocato, già presidente della Fondazione dei Verdi, ministro delle politiche agricole e forestali e ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Il New Deal nasce dopo la crisi economica del 2008 per immettere danaro pubblico e quindi risorse per cercare di far fronte alla crisi economica.
Dopo la crisi del 2008 e soprattutto la certificazione nel 2006 che le ragioni del cambiamento climatico fossero di natura antropica, si cominciò dunque a parlare di Antropocene, cioè la prima epoca in cui gli esseri umani sono così numerosi, pervasivi e climalteranti da riuscire a influire sul clima, dunque l’uscita dalla crisi non è solo un New Deal ma un Green New Neal che ha lo scopo di influire in modo massivo sulla  transizione ecologica.

Il primo obiettivo è cercare di uscire al più presto dalla stagione in cui per creare energia si bruciano i combustibili fossili per arrivare alla stagione in cui si punta a una ripresa economica con la variabile green: economia circolare, energie rinnovabili e tutto ciò che ruota intorno a un’economia diversa.

I principali settori interessati dalla transizione verde

  • La Mobilità che deve diventare sostenibile, aspirando a muoversi a zero emissioni e trovando quanto prima un’alternativa ai combustibili fossili come l’elettrico o l’idrogeno;
  • L’attenzione all’ Housing orientandosi verso un grande opera di rinnovamento dell’edilizia attraverso l’efficientamento energetico e  la domotica;
  • La Produzione di energia elettrica che deve diventare rinnovabile;
  • L’agricoltura che deve essere sviluppata in modo sostenibile.

La connessione tra Green New Deal, il Recovery Plan e la Next Generation

La pandemia ha reso ancora più necessario Green New Deal, quindi l’Unione Europea ha deciso di destinare un ingente quantitativo di risorse per un piano di Recovery, ovvero di ricostruzione, ma a patto che le risorse vengano utilizzate secondo gli otto pilastri del GND.
Le nuove decisioni dei governi di uscire dai fossili per evitare la catastrofe ambientale, con le conseguenze che potrebbe avere sull’uomo, stimolano anche i grandi gruppi finanziari che si orientano nel finanziare non più l’industria fossile, ma a puntare tutto sulle energie rinnovabili.
Quindi l’accelerazione sta avvenendo da una parte perché la politica europea e internazionale è obbligata a uscire dai fossili, ma anche perché il mondo economico e finanziario sta andando verso il green e quindi verso una misurazione e certificazione delle performance necessaria a dimostrare che le azioni in tal senso sono vere e concrete.

Come riuscirà il piano di ripresa e resilienza ad avvicinare le regioni del Centro e del Sud Italia all’EU

Dipende dalla gestione nazionale e dalla capacità di utilizzo delle risorse da parte dello Stato.
Il Sud Italia ha bisogno di una semplificazione sostenibile delle norme, ovvero norme chiare e velocità nei procedimenti autorizzativi. Bisogna stabilire in modo chiaro dove è possibile creare degli impianti, consentendo di ricevere le autorizzazioni nel più breve tempo possibile.
L’incertezza normativa e la corruzione sono da sempre dei grandi ostacoli allo sviluppo del Sud Italia che invece ha delle grandissime potenzialità sia ambientali che territoriali.

La transizione ecologica una delle sei missioni del PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza) per la quale sono state stanziate le risorse maggiori

Uno degli elementi fondamentali da comprendere è che l’infrastruttura è il territorio che va tutelato e messo in sicurezza, quindi la transizione ecologica va accompagnata anche dalla transizione digitale per ripopolare le aree interne dell’Italia che in tal modo possono essere rivalutate e rilanciate.
L’Italia se aiutata dalla transizione digitale, grazie alle sue caratteristiche territoriali, ambientali e culturali, potrebbe diventare il luogo dello smart working europeo.

La transizione digitale può aiutare la transizione ecologica e viceversa con grande attenzione alla natura.

I giovani e il cambiamento green

I giovani sono attenti a capire che bisogna pensare diversamente al lavoro e pertanto sono sempre più impegnati in iniziative civiche che hanno anche un risvolto imprenditoriale.
Uno degli aspetti non previsti della pandemia è stata una riscoperta dei borghi e della campagna, una sorta di fuga dalla città, dove si possono creare delle occasioni di lavoro grazie anche alla digitalizzazione.

Come sono cambiate le abitudini dei consumatori dopo la pandemia

Ci sono delle cose che torneranno come prima, ma ce ne sono anche altre che abbiamo scoperto in questa occasione e che resteranno nel tempo.
Alcune modalità di acquisto sicuramente cambieranno come ad esempio una maggiore attenzione alla salute e la scelta di non a fare viaggi di lavoro che non siano strettamente necessari.

Come affrontare la problematica della vivibilità delle nostre città

  • Bisognerebbe utilizzare al meglio la mobilità, trasformando il parco di mobilità pubblica in elettrico;
  •  Ridurre drasticamente l’inquinamento con una grande campagna per cambiare il sistema di gestione dei riscaldamenti urbani;
  • Abbattere le polveri sottili per migliorare la qualità dell’aria;
  • Migliorare i servizi di prossimità: permettere ai cittadini di trovare a pochi minuti da casa i servizi di maggiore necessità;
  • Favorire il coworking per evitare lunghi spostamenti per andare a lavorare;
  • Aumentare la forestazione urbana e i piani del verde.

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