Nel numero di Economy di maggio Nello Rapini, Partner RSM, Financial Grants & Facilities Leader, affronta il tema della “Transizione Ecologica” e del suo iter burocratico in Europa e in Italia

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Il percorso in Italia verso la "Transizione Ecologica"

In Italia, l’attenzione ambientale della politica comunitaria ha accelerato la crescita di una vera e propria coscienza civica “ecologica”.
È stato un processo lungo e spesso faticoso, ma oggi si sente la necessità di quella che viene sinteticamente chiamata “Transizione Ecologica” non più come un vincolo o un obbligo burocratico, ma come una vera e propria opportunità di sviluppo e di consolidamento della propria competitività internazionale.

Si è iniziato con strumenti di politica europea come i Libri Verdi, per poi passare alle Raccomandazioni ed ai Regolamenti, atti cogenti nel panorama giuridico comunitario che hanno nei fatti obbligato gli Stati, ma anche le Autorità locali (in primis le Regioni) a privilegiare scelte agevolative a forte caratterizzazione ambientale.
Questa “crescita culturale” non ha riguardato solo il sistema economico, ma ha impattato notevolmente anche con l’intera macchina amministrativa italiana, formando intere generazioni di funzionari pubblici che in assenza di tale processo probabilmente sarebbero rimasti indietro di qualche decennio.

È sorprendente constatare come oggi, a fronte di una situazione pandemica di tale impatto sull’intero sistema economico, gli strumenti di contrasto, sia di natura comunitaria come Next Generation EU e, a cascata, di carattere nazionale come il Recovery Plan, abbiano destinato la maggior parte delle risorse a linee finanziarie direttamente collegate alla transizione ecologica, dando così per scontata una visione dello sviluppo e, in questo caso del recupero, industriale dell’Europa che solo pochi anni fa sarebbe sembrata a dir poco azzardata.

Il sistema agevolativo comunitario e i principali programmi per accedere ai fondi

Il sistema agevolativo comunitario si divide in due grandi macrocategorie, i fondi diretti e quelli indiretti, i primi sono gestiti direttamente da Bruxelles, per tramite delle singole DG competenti, mentre i secondi sono programmati, all’interno sempre di regole molto stringenti dell’Unione Europea, dai singoli Stati membri ed in buona parte poi delegati alle Regioni.
Il sistema imprenditoriale si trova ad avere, dunque, a seconda delle linee di agevolazione prescelte uno dei seguenti tre interlocutori: l’Europa, le autorità nazionali (ministeri) e le autorità regionali (Regioni).

Horizon Europe

Horizon Europe è il prossimo Programma Quadro Europeo per la Ricerca e l’Innovazione per il periodo 2021-2027, che succederà ad Horizon 2020 (2014-2020). Con un budget di 95,5 miliardi di euro, è il più ambizioso programma di ricerca e innovazione europeo di sempre.
Dopo 2 anni e mezzo di negoziato, l’11 dicembre il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto, d’intesa con la Commissione, l’accordo politico finale su Horizon Europe e sul relativo budget. Una volta ricevuta l’approvazione definitiva del Consiglio e del Parlamento europeo potrà quindi venire adottato il piano strategico 2021-24, che definisce l’indirizzo politico, i macro orientamenti strategici e gli impatti attesi e, successivamente, forse entro il mese di aprile, verranno pubblicati i primi bandi.

Horizon Europe individua sei “Sfide globali e competitività industriale europea di cui ben due direttamente riconducibili ai temi ambientali:

  • Clima, energia e mobilità
  • Prodotti alimentari, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura e ambiente

Per l’Italia Il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc) è, congiuntamente ai Fondi strutturali europei, lo strumento finanziario principale attraverso cui vengono attuate le politiche per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e sociali.

Anche in questo caso siamo in piena fase di programmazione e l’impiego della dotazione finanziaria del Fsc attraverso i Piani di sviluppo e coesione (Psc) dovrà trovare coerenza con il Piano Sud 2030, con l’Accordo di partenariato per i fondi strutturali e di investimento europei del periodo di programmazione 2021-2027 e con il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr), secondo princìpi di complementarità e addizionalità delle risorse.

Comunque, sempre rimanendo sui temi ambientali, il Contratto di Sviluppo Ambientale resterà ancora lo strumento principale per l’accesso ai fondi.

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