con Michele Candotti, Capo Gabinetto e Direttore dell’Ufficio Esecutivo dell’Agenzia ONU per lo sviluppo (UNDP)

michele_candotti.pngIl Global Risk Report

Per capire meglio cosa sta succedendo nel mondo in questa fase in cui alcuni paesi stanno uscendo dalla Pandemia e altri invece sono ancora in piena emergenza sanitaria, il rapporto del Global Risk Report ci da uno sguardo di insieme all’ultimo anno, che è stato drammatico in ogni aspetto, e un’analisi molto seria e articolata dei rischi sotto un duplice aspetto:

  • Un’analisi seria e articolata dei rischi
  • Un’analisi di ciò che la popolazione pensa siano i rischi maggiori.

 Questo confronto è molto importante perché spesso in passato le politiche dei vari Paesi sono state refrattarie nel prendere delle decisioni di lungo termine invocando il fatto che non ci fosse il consenso popolare.

Dall’analisi del 2021, invece, emergono due dati importanti:

La forte e inattesa coincidenza tra i rischi veri delle malattie infettive su scala globale e la percezione dei rischi su scala individuale.

La minaccia della salute umana, la recessione economica, l’aumento della disoccupazione e le divisioni sociali che sono state provocate direttamente o indirettamente dalla Pandemia sono cose non solo percepite dalla popolazione, ma anche vere e tangibili rispetto a tutte le analisi economiche possibili.

Inoltre, nel 2021 ai problemi che già erano emersi nel 2020, un anno terribile e senza precedenti, se ne sono aggiunti altri:

  • La pandemia è perdurata;
  • I problemi sociali ed economici si sono consolidati;
  •  A questi si sono aggiunti i rischi che prima della Pandemia erano stati ignorati e che per lungo tempo erano stati messi in secondo piano, ovvero i rischi legati alla gestione dell’ambiente su scala globale (perdita di biodiversità, inquinamento, cambiamenti climatici, ecc).

I governi, dunque, hanno dovuto rispondere alla Pandemia, ma contemporaneamente a tutte le cose rimaste sospese: disuguaglianze, sperequazioni economiche e divisioni sociali che sono un forte limite per l’azione nei confronti del cambiamento climatico e le perdite di natura.

 Inizialmente la Pandemia ci ha dato un segnale d’allarme, partendo da quello che pensavamo fosse un ambito circoscritto, la Cina, poi si è spostata, si è espansa e ha colpito il mondo intero.

Sono stati però diversi i ritmi e le tipologie di risposte alla Pandemia nel breve e nel lungo termine: molti stati si sono adeguati con misure volte ad arrestare gli effetti nefasti sulla salute pubblica, altri stati hanno subito combinato l’azione sanitaria al Recovery, alla ripartenza dopo la Pandemia.

Le imprese e i governi che hanno formulato le decisioni per contrastare la Pandemia, ma anche per ripartire in maniera sostenibile sono quelle che trarranno più vantaggi da questa situazione.

I progetti per i rischi ambientali hanno subito dei forti ritardi rispetto all’azione pronta e decisa che ci si attendeva. Nonostante informazioni, studi, dati che sono incontrovertibili abbiamo scelto di procrastinare certe decisioni, ma il ritardo non è più contemplabile, pertanto i piani devono avere tre obiettivi:

  • Far ripartire la macchina economica del paese;
  • Aprire la visione per il futuro che tenga conto di alcuni rischi enormi a livello globale come i cambiamenti climatici e il degrado ambientale;
  • Affrontare in maniera duratura le emergenze sulla salute pubblica.

Lo stato dell’arte rispetto agli obiettivi fissati nell’Agenda 20/30 delle Nazioni Unite

Il Covid 19 ha scatenato una crisi le cui conseguenze sono estreme, anche se già conosciute, presenti e scontate all’interno delle nostre comunità.
I 17 progetti di Sviluppo Sostenibile dell’agenda 20/30 delle Nazioni Unite hanno l’obiettivo di far chiarezza su quali sono i punti su cui i Paesi del mondo possono trovare un consenso e un approccio comune rispetto a degli indicatori che non fanno altro che sintetizzare gli aspetti chiave che impattano sulle vite dei paesi e degli individui.
I 17 obiettivi coprono, dunque, quegli interventi che vanno al cuore del nostro vivere dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.
L’agenda ha scardinato i vecchi meccanismi di Sviluppo Sostenibile, che erano obiettivi di collaborazione in cui i paesi più ricchi accettavano di aiutare i paesi più poveri, mentre gli obiettivi contenuti nell’agenda 20/30 si basano sulla collaborazione tra stati senza divisioni nord/sud con un intento comunitario.
 Siamo entrati nell’ultima decade dell’agenda 20/30 e siamo in ritardo nella persecuzione degli obiettivi, per cui se vogliamo usare quest’agenda come il nostro punto di riferimento per una crescita equilibrata e costante possiamo dire di non essere ancora sulla strada giusta.
La  prossima Conferenza di Glasgow , uno spazio multilaterale e intergovernativo, sarà un appuntamento importante per fare il punto sulla situazione climatica e sui  progressi fatti dagli stati rispetto agli obiettivi fissati nell’accordo di Parigi:

  • Riduzione dei gas (CO2, Metano, ecc);
  •  Piani di adattamento ai cambiamenti climatici laddove la mitigazione delle emissioni non sia sufficiente;
  • Tradurre i programmi in bilanci economici per non rallentare l’economia degli stati.  

Glasgow sarà un punto chiave rispetto all’implementazione degli obiettivi posti a Parigi.
L’unico problema di Glasgow potrebbe essere che avviene in un momento in cui i paesi sono tutti impegnati a risolvere i problemi legati alla Pandemia  e  avviene in un paese che è stato immerso fino a poco tempo fa nella crisi post Brexit, per cui una situazione di doppia crisi che potrebbe rallentare i ritmi dei negoziati.
Questo dimostra che è tutto collegato e complesso, ma Glasgow è anche un’opportunità di usare l’emergenza causata dalla Pandemia come scatto in avanti e per aumentare la determinazione con la quale gli stati potrebbero accelerare le misure rispetto ai cambiamenti climatici. Misure che saranno contenute anche nei decreti di pianificazione economica di bilancio che anche il nostro Paese si appronta a discutere al Parlamento per prendere delle decisioni che non è più possibile procrastinare.
Inoltre, bisogna sottolineare che dietro a questi negoziati giacciono delle opportunità: posizionarci in avanti in termini di ricerca e sviluppo con tecnologie e soluzioni che portano le imprese a essere più competitive sui mercati globali.
E’ molto importante, dunque, riunire il mondo legislativo e il mondo delle imprese in cui ogni soluzione viene testata e implementata.

Bisogna essere attivi rispetto a queste tematiche, come consumatori e come professionisti e affrontare i problemi sociali, ambientale, economici in maniera lungimirante con le tecniche e le conoscenze di cui disponiamo.

Guarda il video completo del Talk Show: La prospettiva internazionale della sfida post-pandemia”

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