Luigi Corvo, ricercatore in Social Innovation presso la facoltà di Economia dell’Università di Roma Tor Vergata, è stato intervistato da Paola Liberace, Partner RSM e Change Management Leader, durante uno dei nostri talk RSM dal titolo “Impatto e sostenibilità, la nuova frontiera del management consapevole”

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Come si allarga lo spettro del valore oltre il valore misurabile attraverso metriche finanziarie?

Alla base della nostra ricerca c’è un obiettivo forte: scardinare l’idea riduzionista dei processi di creazione di valore che è stata incentivata dallo sviluppo del capitalismo negli ultimi due secoli. All’interno dello spettro del valore rientrano sicuramente due aspetti: la componente ambientale e la componente sociale integrata con quella economico finanziaria.
Nella prima ci sono maggiori possibilità di misurazione e monetizzazione, mentre nella seconda, quella sociale, non tutto è così chiaramente misurabile come nell’impatto ambientale.

Cosa muove l’attenzione al concetto di Sostenibilità?

Si potrebbe dire che l’attenzione alla Sostenibilità deriva dalle crisi sociali e ambientali con cui ci stiamo scontrando, ma bisogna stare attenti a non confondere gli effetti con le cause.
Il nostro obiettivo è incidere sulle cause di queste crisi che sono riassumibili in una concezione riduzionista per cui si può considerare valore solo ciò che è catturabile attraverso le metriche finanziarie tradizionali. Tale concezione è alla base della crisi, poiché tutto ciò che non riesce ad essere catturato con le metriche tradizionali viene considerato “esternalità”, termine che esprime chiaramente l’approccio dicotomico delle organizzazioni. La nuova forma che assume la catena del valore per le imprese, invece, supera questa dicotomia.

Quali sono dunque le nuove formule di produzione del valore?

Se prendiamo, ad esempio, le imprese più importanti a livello globale notiamo che nessuna ha una catena del valore che distingue l’ambiente interno da quello esterno, ma sono tutte catene del valore ibride dove la capacità produttiva è condivisa fra i due ambienti.
 La formula che si è imposta negli ultimi trent’anni è la capacità di organizzare formule sociali di valore e di aggregare, attraverso l’abbattimento di costi di coordinamento, i cosiddetti sleeping asset già disponibili nella società, superando così la netta distinzione produzione – consumo.
Gli stakeholder, dunque, non sono dei meri recettori del valore generato dall’impresa, ma diventano dei coproduttori di valore e in questa forma di scambio si gioca anche la performance economico-finanziaria.
I mercati si orientano in base ai segnali che siamo in grado di lanciare e nel momento in cui siamo in grado di catturare solo il valore esprimibile attraverso metriche finanziarie tradizionali, i mercati conversano solo attraverso quel segnale, se invece fossimo in grado di lanciare dei messaggi efficaci e veloci, riusciremmo a farli conversare anche su dimensioni su cui fino ad oggi non ci si era soffermati abbastanza.

Come si inquadra in questo contesto un indicatore come lo SROI?

 Lo SROI (Social Return on Investment) serve a coagulare la complessità delle misurazioni sulla determinazione del valore sociale e sulla determinazione del valore ambientale in unico messaggio veloce ed efficace per alimentare, con nuove conversazioni, il mercato. 

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